Viviamo in un epoca in cui il web oltre a fornire sempre stimoli interessanti e una moltitudine praticamente infinita di contenuti utili, offre (a chi è desideroso di coglierle) moltissime opportunità di lavoro attraverso le collaborazioni nel digitale.
Le nuove carriere digitali stanno conquistando un ruolo primario all’interno del mercato del lavoro e crescono ogni giorno liberi professionisti freelance ed imprenditori digitali.
C’è però ancora tanta confusione, soprattutto per chi è all’inizio, su come regolarizzare la propria posizione fiscale e come lavorare online con collaboratori.
Ognuno dice la sua, e spesso purtroppo nascono delle leggende metropolitane che non rispettano assolutamente la realtà delle cose, perciò nel corso di questo articolo cercheremo anche di sfatare dei falsi miti.
Trovare i giusti collaboratori nel digitale
Trovare i giusti collaboratori online è importantissimo se:
- Sei un freelance alla ricerca di collaborazioni per instaurare una partnership con altri professionisti e crescere insieme;
- Hai business digitale già ben avviato e ti ritrovi nella posizione di voler iniziare a delegare alcune mansioni e creare il tuo dream team.
In entrambi i casi è necessario gestire al meglio il rapporto di collaborazione.
Puoi trovare la persona giusta, con cui nasce fin da subito una sinergia pazzesca, che è perfettamente allineata ai tuoi obiettivi, ma è fondamentale definire precisamente le condizioni, i limiti e i termini della collaborazione.
Per questo motivo oggi parleremo di Partita IVA per lavorare online, per capire insieme se e quando serve aprirla, e contratto di collaborazione per concordare i ruoli tra le parti.
Per lavorare online serve aprire la Partita IVA?
Serve la Partita IVA per lavorare online? Questa è una delle domande che mi viene fatta più spesso da coloro che si approcciano per la prima volta al mondo del digital marketing o del business digitale.
Inquadrare correttamente la propria posizione fiscale, aprendo la Partita IVA, è necessario e obbligatorio quando si svolge un’attività in modo abituale e continuativo, quindi non occasionale.
L’attività professionale continuativa può essere di due macro-tipi principali:
- Intellettuale: la P.I. va aperta come libero professionista. Ad esempio un freelance che offre i propri servizi o un consulente;
- Artigianale/Commerciale/Imprenditoriale: qui devi aprire una ditta individuale.
Esistono poi eccezioni particolari, come le prestazioni occasionali, non abituali, che si possono svolgere anche online, che possono essere esercitate anche senza partita iva ma dipende dal caso specifico.
Le attività di natura commerciale, artigianale, imprenditoriale non possono essere occasionali perciò richiedono sempre la partita iva. La libera professione può essere anche occasionale ed in questo caso non serve la partita iva.
Prestazioni occasionali regolate dalla ritenuta d’acconto
Prima di continuare a parlare di Partita IVA mi voglio soffermare un attimo sul caso delle prestazioni occasionali, per cui entro certi limiti, si può utilizzare la ritenuta d’acconto (un documento attraverso cui dichiariamo allo Stato quanto incassiamo), senza avere fin da subito una posizione fiscale aperta.
La ritenuta d’acconto, che è una modalità di pagamento anticipato delle imposte, ha comunque dei vincoli precisi:
- deve fare riferimento ad una prestazione occasionale, quindi non si può lavorare in maniera continuativa con la stessa attività o azienda;
- il versamento delle tasse è pari al 20% (quindi ad esempio se incassiamo 100 Euro ce ne rimarranno 80).
- Non si può superare una soglia massima annua di 5.000 Euro.
Raggiunti i 5.000 Euro si può continuare a lavorare in prestazione occasionale ma tutte le ritenute d’acconto che verranno emesse successivamente avranno un’imposta da pagare del 25% invece che del 20%.
Per questo motivo, seppure non è obbligatorio aprire la p.i superata la soglia dei 5.000 Euro, ad un certo punto potrebbe non essere più conveniente continuare a lavorare con ritenuta d’acconto, soprattutto se paragonato al regime forfettario con partita iva di cui parleremo a breve.
Cosa bisogna fare quando si apre la Partiva IVA?
Se ti trovi nella situazione di dover per necessità aprire la partita IVA, ti consiglio di avvalerti dell’assistenza di un professionista, soprattutto se sei all’inizio e non sai ancora bene come muovere i primi passi.
Io mi sono affidata a Fiscozen una startup innovativa che aiuta liberi professionisti ed imprenditori digitali a gestire la partita IVA online e i suoi adempimenti senza stress, da qualsiasi parte del mondo.
Quando è giunto il momento di aprire la propria partita IVA, il primo step è individuare il codice ateco, che è una combinazione alfanumerica che identifica un’ATtività ECOnomica.
Le lettere individuano il macro-settore economico mentre i numeri (da due fino a sei cifre) rappresentano, con diversi gradi di dettaglio, le specifiche articolazioni e sottocategorie dei settori stessi.
Successivamente per capire a che tipo di tassazione si va incontro bisogna stabilire il regime fiscale.
Come sottolinea Fiscozen:
- Regime Forfettario: pagherai le tasse con una percentuale del 15% o del 5% per i primi 5 anni se avvii una nuova attività sul tuo reddito netto, che si calcola moltiplicando i tuoi guadagni per il coefficiente di redditività, cioè una percentuale diversa in base all’attività che svolgi che identifica su quale parte del tuo incassato pagherai le tasse;
- Regime Ordinario: pagherai l’IRPEF in percentuale dal 23% al 43% sui tuoi guadagni al netto delle spese.
Per quanto riguarda invece la cassa previdenziale per il versamento dei contributi, potresti trovarti in una di queste tre situazioni:
- esiste una cassa previdenziale per il tuo lavoro, come per avvocati e commercialisti: dovrai iscriverti a questa e versare i contributi in base a quanto stabilito dalla tua cassa;
- non esiste una cassa previdenziale specifica, come nel caso dei copywriter: devi iscriverti alla gestione separata INPS;
- sei un artigiano o commerciante, come un idraulico o un’estetista: devi iscriverti alla gestione artigiani e commercianti INPS.
La posizione fiscale da aprire cambia in base al tipo di attività.
- Se sei libero professionista apri la partita IVA;
- Nel caso di attività artigianale/commerciale/imprenditoriale, devi aprire una ditta individuale.
Questi ultimi sono procedimenti complessi e alle volte poco intuitivi per chi non è del settore, ecco perché è utile avvalersi di un professionista.
Contratto di collaborazione quando lavori online
Una volta definita la propria posizione fiscale, è buona pratica utilizzare un contratto di collaborazione quando lavori online.
Spesso erroneamente si è portati a pensare che se ci si fida l’uno dell’altro, non sia necessario stipulare un contratto.
Ovviamente la fiducia è un valore essenziale per lavorare insieme ma firmare un accordo scritto consente di evitare incomprensioni e situazioni sconvenienti cosicchè le collaborazioni nel digitale possano nascere e svilupparsi nel tempo in modo fluido e proficuo.
Il contratto di collaborazione offre una serie di benefici sia per il collaboratore che per il committente. Ad esempio:
- Si stabiliscono nel dettaglio la natura della collaborazione e la durata del contratto;
- Permette di stabilire esattamente quali sono le mansioni da svolgere e con quali modalità farlo;
- C’è chiarezza e trasparenza sul compenso concordato al collaboratore, sulle modalità di pagamento a carico del committente;
- Si disciplinano i diritti di proprietà intellettuale che possono essere generati durante lo svolgimento del servizio;
- Si regolano le direttive per la gestione dei dati sensibili con cui si può venire a contatto durante l’esercizio del proprio lavoro e per la non divulgazione di informazioni riservate;
- Il committente può inserire un patto di non concorrenza che il collaboratore è tenuto a rispettare;
- Sono esplicitati i termini di recesso del contratto e le modalità di esecuzione.
Naturalmente ogni contratto di collaborazione differisce dall’altro (quindi potrebbero essere presenti ulteriori clausole) proprio perché sono stipulati in base alle esigenze specifiche delle parti.
Non copiare i fac-simili di contratto che magari puoi trovare online perchè ogni collaborazione è un caso a sé. Affidati sempre a professionisti competenti, come gli avvocati digitali, che possano tutelarti al meglio, sapendo gestire anche situazioni di criticità.
Così come si è digitalizzata la società ed il mondo in cui viviamo, anche la professione dell’avvocato si è evoluta.
Oggi esiste la figura professionale dell’avvocato digitale che alle competenze in ambito legale acquisite grazie ai propri studi giuridici, ha aggiunto nuove conoscenze che gli permettono di comprendere a fondo anche i meccanismi del mondo online, del marketing digitale e dei social media.
Attraverso il contratto si pongono le fondamenta per una collaborazione trasparente e giusta:
- Il collaboratore sa esattamente cosa gli viene richiesto e come deve svolgere il lavoro, secondo i termini e le modalità stabilite, e come e quanto verrà retribuito;
- Il committente ha tracciato le linee guida da seguire che il collaboratore ha accettato quindi non ci saranno fraintendimenti su quali servizi dovrà fornirgli e sulle norme di comportamento aziendale che ognuno è tenuto a rispettare.
I problemi affiorano quando non sono stati stabiliti dei confini precisi e si creano delle aree grigie che possono essere soggette ad interpretazione personale.
Quando invece le parti accettano l’accordo e firmano il contratto, è tutto oggettivamente esplicitato e le persone possono lavorare in serenità, senza avere il timore che arrivino (brutte) sorprese da un momento all’altro.
Essere tranquilli e sentirsi protetti, ha un enorme vantaggio perché la mente è libera da preoccupazioni e può focalizzarsi al 100% su i task da portare a termine: si lavora meglio e con entusiasmo.
Potrebbe interessarti anche…
- Customer Care: come fare assistenza clienti
- Come creare un coaching business da 100.000 Euro all’anno grazie ad Instagram
- Crea la tua storia imprenditoriale di successo (al femminile)